Shanghai Free Trade Zone: Annunciate Ulteriori Liberalizzazioni nel Settore dell’E-commerce
Il 13 Gennaio 2015, il Ministero dell’Industria e dell’Informatica ha annunciato una nuova riforma che interessera’ alcuni aspetti regolamentari per le attivita’ sotto la Shanghai Pilot Free Trade Zone (FTZ). Uno degli aspetti salienti interessera’ l’e-commerce. Secondo quanto annunciato, gli investitori stranieri che si occupano di elaborazione dati e transazioni online (il cosiddetto for-profit e-commerce) avranno la possibilita’ di creare delle e-commerce WFOE, detenendo cosi’ il totale delle quote societarie della propria compagnia. Secondo la legislazione precedente, la partecipazione azionaria delle imprese straniere specializzate in questo settore non poteva superare il 55 percento (nella FTZ), ed il 50 percento nel resto della Cina.
L’elaborazione di dati e transazioni (Online data processing and transaction processing) sono servizi forniti online all’utente. Ad esempio, i servizi di transazioni online includono pagamenti bancari, vendita e acquisto di prodotti in rete. In Cina, i servizi informatici e di telecomunicazione si dividono in due categorie:
- Basic telecom services: Servizi di telefonia ed internet
- Value-added telecom services (VATS): Servizi professionali nel campo della telecomunicazione
L’elaborazione di dati e transazioni online sono servizi che appartengono alla categoria VATS. Altri generi di servizi appartenenti alla stessa categoria sono:
- “Domestic multiparty communication services”
- “Internet data center services”
- Servizi VPN (Virtual Private Network)
- Servizi di “Store and Forward”
- Servizi di call center
- Servizi di accesso ad internet
- Servizi di informazione
Tra questi, i servizi di accesso ad internet e i “Domestic multiparty communication services” sono completamente aperti agli investimenti stranieri all’interno della Shanghai FTZ. Per quanto riguarda i servizi VPN, invece, la partecipazione straniera e’ limitata al 50 percento.
Le aziende che offrono questo genere di servizi sono obbligate a richiedere l’autorizzazione al Ministero dell’Industria e dell’Informatica, ed ottenere il relativo permesso, chiamato VATS permit. Sara’ inoltre necessario versare una somma minima di capitale registrato, pari ad 1 milione di RMB (se si e’ presenti in una sola provincia), o 10 milioni di RMB (se i servizi offerti sono estesi a piu’ province).
In realta’, vi sono altri elementi di criticita’ non trascurabili: se in teoria e’ possibilire costituire una Joint Venture, in realta’ meno del 30% delle domande viene accettato dal Ministero, a causa della preferenza concessa alle aziende locali. Tra questi insuccessi, segnaliamo anche quello di giganti del settore come Microsoft e Amazon.
Per evitare di essere penalizzati da questa prassi, alcuni investitori considerano l’opzione data dalle Variable Interest Entity (VIE). Una VIE e’ una societa’ di diritto cinese, i cui fondi per la sua costituzione vengono prestati da una WFOE, cioe’ una societa’ a capitale straniero basata e costituita in Cina. Una volta ottenuta l’autorizzazione dal Ministero dell’ Industria e dell’Informatica, la VIE concede i diritti relativi alla fornitura dei servizi alla WFOE. In questo modo, la VIE figurera’ sulla carta come una societa’ locale, ma sara’ in realta’ controllata, per contratto, da una societa’ straniera.
Questa soluzione apparentemente lineare e priva di complicazioni comporta, in realta’, almeno due elementi di rischio non trascurabili. In primo luogo, il governo si preparera’ presto a bloccare la costituzione di nuove VIE, dato che costituiscono una figura al limite della legalita’. Il secondo rischio risiede nel contratto stipulato tra la VIE e la WFOE: questo permette alla societa’ straniera di controllare quella locale, anche se e’ configurabile una situazione nella quale la VIE scelga di non sottostare a tali condizioni. A questo punto, la WFOE difficilmente intraprendera’ vie legali in quanto le corti saranno propense a non giudicare in favore di una struttura societaria che opera nel modo sopra descritto.
In conclusione, riporre fiducia nelle prossime riforme del diritto societario cinese potrebbe dare maggiori vantaggi rispetto a ricorrere a scorciatoie rischiose. Gli ultimi sviluppi hanno dimostrato quanto il governo stia allentando le restrizioni in diverse industrie, tra le quali, appunto, quelle dell’e-commerce e delle telecomunicazioni. Si puo’ dire che, con le liberalizzazioni nel campo dell’elaborazione di dati e transazioni online, la Cina abbia fatto un altro importante passo per attrarre nuovi investimenti dall’estero.
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