Sarà possibile portare i costi in deduzione
di Alberto Vettoretti
Il 14 gennaio 2013 sarà ricordato come un giorno importante per le relazioni economiche tra Italia e Hong Kong. Alla presenza del segretario per i Servizi finanziari K.C. Chan e del ministro per l’Economia Vittorio Grilli, è stata firmata nella ex colonia britannica la convenzione contro la doppia imposizione fiscale tra Italia e la regione ad amministrazione speciale cinese di Hong Kong.
Tale documento contro la doppia imposizione assolve ad una triplice funzione:
1) evitare la doppia imposizione dei redditi generati in entrambe le giurisdizioni;
2) contribuire a uno sviluppo maggiore di investimenti da parte di aziende italiane che operano con la Cina, Hong Kong e con tutta l’Asia;
3) contrastare efficacemente l’evasione fiscale in entrambi i sensi poiché, dopo la ratifica del trattato, sarà possibile per il fisco italiano (e cinese) ottenere informazioni anche bancarie sui contribuenti che operano sulla piazza di Hong Kong (e viceversa).
In assenza di tale accordo, i redditi guadagnati da cittadini italiani residenti a Hong Kong sono soggetti a tassazione sia a Hong Kong che in Italia. In presenza di un trattato, invece, le tasse pagate a Hong Kong potranno essere portate in deduzione dalle tasse eventualmente dovute in Italia, eliminando la doppia imposizione. Tale convenzione era nell’aria già da tempo poiché Hong Kong aveva già firmato numerosi trattati con altri Paesi europei. Si tratta del 27° accordo contro la doppia imposizione concluso da Hong Kong.
La piazza di Hong Kong era stata inclusa nella famosa black-list da parte del Governo italiano con conseguente aggravio di procedure burocratiche e tassazione su operazioni con la Sar (Special administrative region) cinese. Infatti, spettava al contribuente italiano con attività su Hong Kong dimostrare che la società asiatica avesse una natura economica a fiscale in loco nonché provare che le operazioni intrattenute avessero una convenienza economica accertata. Al fine di poter quindi portare in deduzione i costi della struttura a Hong Kong oppure non essere tassati nuovamente in Italia “per trasparenza”, l’investitore doveva provare al fisco italiano, tramite una lunga serie di documenti e contratti, che le operazioni ad Hong Kong fossero reali.
I vari accordi contro la doppia imposizione che Hong Kong ha recentemente firmato (erano solamente cinque nel 2009) vanno a testimoniare il fatto che la città-Stato ha deciso di dare una luce nuova al proprio status di centro finanziario internazionale mettendo al primo posto trasparenza, reciprocità e una corporate governance che andrà ad attaccare sempre di più strutture legali basate su prestanomi e società fittizie. È infatti di recente promulgazione la norma che proibirà di avere società fiduciarie (ma solamente persone fisiche) come amministratori di una Hong Kong Limited Company dal 2014.
Articolo comparso sul Sole 24 Ore del 5 febbraio 2013
Alberto Vettoretti è Managing Partner di Dezan Shira & Associates, una società di consulenza specializzata in investimenti diretti esteri che offre servizi di costituzione societaria, consulenza legale, consulenza fiscale, contabilità, gestione libri paga, due diligence e revisione fiscale alle aziende straniere che investono nell’Asia emergente.
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