Nuovo DTA Italia-Cina in vigore dal 2025: principali cambiamenti e implicazioni
L’Italia ha recentemente ratificato l’aggiornamento dell’Accordo contro le doppie imposizioni (DTA), che entrerà finalmente in vigore giá dal 2025. L’accordo, firmato nel 2019, ha l’obiettivo di ridurre la pressione fiscale, prevenire l’evasione fiscale e promuovere gli investimenti italiani in Cina. Il nuovo DTA è in linea con gli standard OCSE, che riducono le ritenute alla fonte su dividendi, interessi e royalties, segnando una nuova fase nelle relazioni economiche Italia-Cina.
AGGIORNAMENTO (21 marzo 2025): Il 20 marzo 2025, l’Amministrazione fiscale statale cinese (STA) ha emanato l’Avviso [2025] n. 6, confermando l’entrata in vigore e l’attuazione della nuova Convenzione sulla doppia imposizione tra Cina e Italia.
Secondo l’annuncio della STA, l’accordo è stato formalmente firmato a Roma il 23 marzo 2019 e sia la Cina che l’Italia hanno completato le procedure legali nazionali necessarie per la sua entrata in vigore. L’Accordo è entrato ufficialmente in vigore il 19 febbraio 2025.
Le date principali per la sua attuazione prevedono quanto segue:
- L’Accordo si applica alle imposte trattenute alla fonte sui redditi derivanti a partire dal 1° gennaio 2026.
- Per le altre imposte sul reddito, si applicherà a qualsiasi periodo d’imposta a partire dal 1° gennaio 2026.
Il 5 novembre 2024 la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva la ratifica dell’Accordo contro le doppie imposizioni (DTA) del 2019 tra Italia e Cina (di seguito, il “nuovo DTA”).
Il nuovo DTA, che entrerà in vigore nel 2025, ha l’obiettivo di eliminare le doppie imposizioni sui redditi, prevenire l’evasione fiscale e creare un contesto più favorevole per le imprese italiane che operano in Cina.
Il processo di ratifica, supportato dalla Camera di Commercio Italo-Cinese e dalle istituzioni governative italiane, riflette un forte impegno a rafforzare il commercio e gli investimenti bilaterali. Le disposizioni del DTA faciliteranno il rimpatrio degli utili e miglioreranno la pianificazione degli investimenti per le imprese italiane in Cina, segnando una pietra miliare nelle relazioni economiche tra di due Paesi.
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Quali sono le implicazioni finanziarie della nuova ratifica del DTA?
Il progetto di ratifica del nuovo DTA si compone di quattro articoli, con disposizioni finanziarie dettagliate all’Articolo 3. A partire dal 2025, i costi di attuazione dell’accordo sono stimati in 10,86 milioni di euro (11,49 milioni di dollari) all’anno. Tali costi saranno coperti da una riduzione del fondo speciale di spesa corrente stanziato nel bilancio 2024 del Ministero dell’Economia, attingendo in parte dalla riserva del Ministero degli Affari Esteri.
Nel corso del dibattito parlamentare, il Vice Ministro degli Esteri Edmondo Cirielli ha sottolineato l’importanza strategica del nuovo DTA, sottolineando che l’accordo ridefinisce il quadro economico e finanziario dell’Italia con la Cina. Cirielli ha sottolineato che il DTA non solo rafforza i rapporti con il Governo cinese, ma sostiene anche le imprese italiane che devono affrontare una crescente concorrenza in quanto altri Paesi europei hanno già stipulato accordi contro le doppie imposizioni con la Cina. La ratifica, quindi, si inserisce in una più ampia serie di impegni diplomatici ed economici, che porteranno alla prossima visita del Presidente della Repubblica Italiana in Cina, che sottolinea l’impegno dell’Italia a promuovere le relazioni bilaterali e a sostenere le proprie imprese nel complesso panorama del mercato cinese.
Quali sono le principali novità del nuovo DTA?
Il nuovo DTA, siglato tra Italia e Cina, introduce diverse disposizioni aggiornate e in linea con i quadri fiscali internazionali. L’accordo, che sostituisce il DTA del 1986, adotta misure riferite al progetto OCSE/G20 sull’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (BEPS) e allo strumento multilaterale dell’OCSE (MLI), volte a contrastare l’elusione fiscale e a migliorare la risoluzione delle controversie.
La clausola del Principal Purpose Test (PPT), ispirata al BEPS, è uno dei principali aggiornamenti del nuovo DTA, che mira a prevenire l’abuso dei trattati. Questa clausola consente di negare i benefici fiscali qualora uno degli scopi principali di una transazione o di un accordo fosse quello di ottenere un vantaggio fiscale: una iniziativa di contrasto all’evasione fiscale attraverso il c.d. treaty-shopping.
Il nuovo DTA adegua inoltre le aliquote dell’imposta preventiva su dividendi, interessi e royalties, rendendo più attraenti gli investimenti transfrontalieri tra Italia e Cina.
Dividendi
In base al nuovo DTA, si applica un’aliquota ridotta dell’imposta alla fonte del 5 per cento ai dividendi versati agli azionisti che detengono almeno il 25 per cento del capitale azionario di una società per un periodo minimo di un anno.
Si tratta di una riduzione rispetto alla aliquota del 10% del precedente DTA del 1986 e incoraggia le imprese italiane a generare dividendi dagli investimenti cinesi. Il periodo di possesso di un anno include il giorno di pagamento, con esenzioni per cambi di proprietà dovuti a riorganizzazioni aziendali come fusioni o scissioni.
Interessi
L’articolo 11 del nuovo DTA modifica la struttura dell’imposta preventiva sugli interessi. Mentre l’aliquota generale della ritenuta d’acconto rimane al 10%, ora si applica un’aliquota preferenziale dell’8% ai pagamenti di interessi effettuati a favore di istituti finanziari nell’altro Stato, a condizione che gli interessi provengano da prestiti che:
- Hanno una scadenza minima di tre anni; e
- Siano utilizzati per finanziare progetti di investimento, comprese le infrastrutture nell’ambito della Belt and Road Initiative (BRI).
Inoltre, il nuovo DTA amplia l’elenco delle entità esenti dall’imposta sugli interessi. Ad esempio, istituzioni italiane come Cassa Depositi e Prestiti ora si qualificano, insieme ad alcuni titoli di debito noti come Panda Bond, il cui reddito è diretto agli investitori cinesi che finanziano filiali italiane in Cina.
Royalties
L’accordo introduce una riduzione dell’aliquota fiscale effettiva sulle royalties associate all’uso di apparecchiature industriali, commerciali o scientifiche. Il DTA del 1986 ha elevato un’imposta del 10 per cento sul 70 per cento dell’importo lordo delle royalties (con un’aliquota effettiva del 7 per cento).
Il nuovo DTA applica l’imposta solo sul 50 per cento dell’importo lordo, con un’aliquota effettiva del 5 per cento, che riduce i costi dei trasferimenti transfrontalieri di tecnologia e di proprietà intellettuale tra i due Paesi.
Plusvalenze
L’articolo 13 stabilisce che le plusvalenze derivanti dalla vendita di una partecipazione qualificata di almeno il 25% siano tassabili, a condizione che tale soglia sia stata raggiunta nei 12 mesi precedenti la vendita. Il nuovo DTA semplifica la tassazione delle plusvalenze per gli altri casi, specificando che le plusvalenze non esplicitamente disciplinate nel trattato dovrebbero essere tassate solo nel Paese di residenza del venditore.
In questo modo si sostituisce la regola dell’imposizione parallela della DTA del 1986 e si riduce l’onere fiscale per gli investitori transfrontalieri.
Tali disposizioni riflettono un forte impegno a modernizzare le norme fiscali, a fornire chiarezza e a ridurre i costi per gli investimenti transfrontalieri Italia-Cina. Il nuovo DTA mira a promuovere un contesto fiscale più prevedibile, stimolando la cooperazione economica, in particolare in settori come la finanza, le infrastrutture e la tecnologia.
Nuovo DTA Italia-Cina: | |||
Clausola | DTA 1986 | Nuovo DTA | Principali ricadute |
Principal Purpose Test (PPT) | Non incluso | Incluso | Nega i benefici del trattato se le transazioni mirano principalmente a vantaggi fiscali, combattendo l’abuso del trattato. |
Dividendi | Ritenuta d’acconto del 10% | Ritenuta alla fonte del 5% per gli azionisti che possiedono il ≥25% per ≥1 anno | Incoraggia il reddito da dividendi transfrontalieri; esenzioni in caso di riorganizzazione aziendale (ad esempio, fusioni). |
Interessi | Ritenuta d’acconto del 10% | Aliquota generale del 10%; 8% per prestiti ≥3 anni che finanziano progetti di investimento | Sostiene gli investimenti infrastrutturali (ad esempio, Belt and Road Initiative). Ulteriori esenzioni per alcune entità e Panda Bond. |
Royalties | 10% sul 70% dell’importo lordo (7% effettivo) | 10% sul 50% dell’importo lordo (5% effettivo) | Riduce i costi per i trasferimenti di tecnologia e proprietà intellettuale, migliorando l’innovazione transfrontaliera. |
Plusvalenze | Tassazione concorrente | Tassato nel Paese del venditore, a meno che non si applichino disposizioni specifiche | Semplifica la tassazione, riducendo l’onere per gli investitori nella maggior parte dei casi. Relazioni Italia-Cina nel 2024: ricalibrazione strategica e partnership in evoluzione. |
Nel 2024 le relazioni Italia-Cina hanno subito una ricalibrazione strategica. L’uscita formale dell’Italia dalla BRI cinese ha segnato un significativo cambiamento politico, che non ha però influito sui legami economici. Il recesso dell’Italia, completato nel dicembre 2023, ha segnalato un riorientamento delle priorità allineando maggiormente l’impegno dell’Italia con la Cina ai settori di alto valore e ai benefici economici reciproci, piuttosto che ai progetti infrastrutturali spesso associati alla BRI. Nonostante questa modifica, l’Italia e la Cina sono riuscite a mantenere solide relazioni bilaterali. Visite di alto livello e nuovi accordi hanno evidenziato il forte partenariato, con l’Italia che ha chiarito come la sua uscita dalla BRI non debba essere interpretata come un disimpegno, ma come un passo verso una relazione più equilibrata e diversificata.
L’anno appena trascorso è stato fondamentale per favorire il perseguimento dell’equilibrio commerciale da parte dell’Italia. Le esportazioni italiane verso la Cina sono aumentate, in particolare in settori come quello farmaceutico, della moda e dei prodotti automobilistici, riflettendo la continua domanda cinese di prodotti italiani di alta qualità. Al contrario, gli investimenti cinesi in Italia, sebbene più selettivi, sono rimasti impattanti, in particolare in settori strategici come la logistica. Ciò è evidenziato dall’acquisizione da parte di COSCO della società di logistica italiana Trasgo all’inizio del 2024, che segnala un continuo interesse cinese per il ruolo dell’Italia come hub logistico nel Mediterraneo.
La visita del Primo Ministro Giorgia Meloni a Pechino nel luglio 2024 ha sottolineato la strategia dell’Italia per migliorare la sua presenza commerciale e di investimento in Cina. Durante questa visita sono stati finalizzati sei nuovi accordi, che coprono settori critici come la mobilità elettrica e le energie rinnovabili. Questi accordi miravano ad affrontare lo squilibrio commerciale e a rafforzare la presenza italiana nei crescenti mercati di consumo della Cina. Al centro dei dibattiti anche l’innovazione digitale e la diplomazia culturale.
Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal 7 al 12 novembre 2024, ha visitato la Cina segnando un momento cruciale nelle relazioni bilaterali tra i due Paesi. Durante questa visita, che ha registrato incontri chiave con il Presidente cinese Xi Jinping e il premier Li Qiang, i rappresentanti di entrambi i Paesi hanno espresso un impegno condiviso a rafforzare i legami economici. Oltre al dialogo economico, la visita di Mattarella ha sottolineato gli scambi culturali e accademici. Le due nazioni hanno commemorato i loro legami storici, con riferimenti a Marco Polo e all’antica Via della Seta, a simboleggiare il loro duraturo legame tra Oriente e Occidente. In occasione della Conferenza sul Meccanismo di Cooperazione Culturale Cina-Italia sono stati firmati accordi culturali per rafforzare la collaborazione formativa, promuovere iniziative di traduzione ed esplorare l’innovazione digitale nel cinema e nell’intrattenimento dal vivo.
Nella stessa occasione, il VicePresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha firmato tre importanti accordi per favorire gli scambi formativi, lanciare il nuovo Programma Esecutivo di Cooperazione Culturale e commemorare il 700° anniversario della morte di Marco Polo. Questo allineamento tra le profonde radici culturali dell’Italia e il ricco patrimonio della Cina fornisce una piattaforma per entrambi i Paesi per promuovere l’unità, il rispetto reciproco e l’apprendimento interculturale.
Dal punto di vista economico, l’Italia rimane uno dei principali partner commerciali europei della Cina, con un aumento del 50% degli scambi commerciali tra i due Paesi dal 2019. Le esportazioni italiane di moda, prodotti farmaceutici e beni di lusso hanno alimentato questa crescita, trainata dalla robusta classe media cinese. Ciononostante, i Paesi devono affrontare un continuo squilibrio commerciale, con prodotti cinesi, come l’elettronica e i macchinari, che dominano le importazioni italiane. L’Italia sta concentrando maggiormente l’attenzione sulle esportazioni, sull’innovazione digitale e sugli investimenti cinesi mirati, compiendo così passi verso la creazione di un flusso commerciale più equilibrato.
Guardando al futuro, le relazioni Italia-Cina nel 2024 riflettono un orientamento strategico che si allontana dai progetti infrastrutturali su larga scala tipici della BRI verso impegni diversificati e mirati, che soddisfino le priorità economiche e culturali in evoluzione di entrambi i Paesi. L’impegno dell’Italia a mantenere un rapporto equilibrato con la Cina sottolinea l’importanza duratura della loro partnership, anche se l’Italia sta espandendo le proprie relazioni economiche anche nella regione indo-pacifica.
Questa relazione ricalibrata funge da modello per l’impegno UE-Cina, basato sul rispetto reciproco, sulle competenze settoriali e su una diplomazia culturale lungimirante.
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(L’articolo è stato pubblicato per la prima volta il 15 novembre 2024 ed è stato aggiornato l’ultima volta il 21 marzo 2025)
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