Uffici di Rappresentanza ora più snelli
A cura dell’Italian Desk di Dezan Shira & Associates
La Cina ha recentemente abolito un insieme di norme obsolete sugli Investimenti Diretti Esteri del 1995 che regolavano la costituzione di Uffici di Rappresentanza degli investitori stranieri.
La riforma fa parte di una più ampia iniziativa per ridurre i tempi della burocrazia cinese e per attrarre maggiori IDE.
La revoca delle norme ottimizza il processo di costituzione degli Uffici di Rappresentanza per investitori stranieri in Cina e segna un altro tentativo da parte del governo di riformare il processo amministrativo.
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Che cosa comporta la riforma e quale impatto avrà sulle imprese straniere?
Gli Uffici di Rappresentanza giocano spesso un ruolo strategico per le imprese straniere che decidono di investire in territorio cinese, permettendo loro di costituire una presenza a basso costo e di formulare strategie di entrata nel mercato. Gli investitori generalmente utilizzano gli Uffici di Rappresentanza per testare le condizioni di mercato prima di compiere un investimento più impegnativo, dal momento che sono principalmente usati per condurre ricerche.
Le norme ora abolite implicavano numerosi e complicati requisiti per le società straniere, come ad esempio l’obbligo di fare domanda per l’approvazione ufficiale e di ottenere diverse registrazioni in tempi decisamente brevi. Queste norme erano frequentemente oggetto di critica anche a causa della loro rigida applicazione.
Secondo il Ministero del Commercio, l’abolizione delle norme ottimizzerà l’aspetto amministrativo, velocizzandone i servizi.
Perché la Cina ha bisogno di rinforzare il suo panorama di IDE?
Negli ultimi anni la Cina ha sperimentato un rallentamento negli investimenti esteri dal momento che le imprese straniere sono sempre più dubbiose sull’investire nel mercato cinese. Tra le ragioni si annovera la complessità del sistema legale, del sistema normativo e del sistema fiscale, che agiscono come deterrenti per le imprese straniere. Dovuto in parte a questi ostacoli, l’Organization for Economic Cooperation and Development colloca la Cina al 59esimo posto dei 62 Paesi classificati, valutati in base all’apertura verso gli IDE.
Questi limiti sono accentuati al momento poiché altri mercati in Asia, come I’India e il Vietnam, stanno liberalizzando le loro economie e attraendo investimenti con l’introduzione di importanti riforme. Inoltre, le complicate esigenze normative, la carenza di tutele legali, i costi che continuano ad aumentare e la competizione con le imprese locali sono elementi che contribuiscono al rallentamento.
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Quali altre riforme?
La revoca delle norme del 1995 costituisce un piccolo ma importante elemento della più ampia riforma politica sugli Investimenti Diretti Esteri attuata dalle autorità cinesi durante il 2017. Altre importanti riforme sono state messe in atto quest’anno incluso l’emendamento al nuovo Catalogo settoriale degli investimenti stranieri e l’aggiornamento della Negative List delle zone di libero scambio.
La Cina ha inoltre implementato alcune misure secondarie che completano la riforma sugli IDE e incoraggiano le imprese straniere a fare affari nel Paese.
Queste misure includono: un migliorato e semplificato sistema di proprietà intellettuale; tagli alle imposte sui redditi d’impresa e esenzioni fiscali; procedure semplificate per la costituzione della società; Infine, le riforme mirano anche ad attrarre talenti stranieri in territorio cinese.
Gli investitori stranieri cosa devono aspettarsi da queste recenti riforme?
Un aspetto fondamentale comune a tutte le recenti riforme è la digitalizzazione e la semplificazione delle procedure normative, le quali ridurranno i costi delle spese generali e le tempistiche. Tuttavia, nonostante l’introduzione dei benefici di queste nuove riforme, le imprese straniere continuano a mostrare preoccupazione nell’investire in Cina. Questo perché ci sono ancora numerose restrizioni e questioni normative che necessitano di essere semplificate insieme alle riforme sugli IDE.
Per esempio, nonostante le norme del 1995 siano state revocate, le imprese straniere che decidono di costituire un Ufficio di Rappresentanza devono ancora tenere conto di una serie di normative messe in atto nel 2013. Nonostante le leggi del 2013 possano essere meno complesse rispetto a quelle del 1995, continuano comunque ad imporre complicazioni e restrizioni significative.
Per quanto riguarda le leggi del 2013, alle imprese straniere viene richiesto di fare divulgazioni dettagliate nei loro rapporti annuali e di impegnarsi a compiere un processo intensivo di registrazione del documento. Agli Uffici di Rappresentanza è inoltre vietato ottenere profitti e sono soggetti a restrizioni per l’assunzione di personale.
Sebbene la revoca delle norme sugli Uffici di Rappresentanza del 1995 non rappresenti un cambiamento fondamentale nel panorama degli IDE in Cina, tuttavia costituisce comunque un altro piccolo passo per velocizzare lo sviluppo degli affari in Cina.
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