Italia, Cina – Nuovo DTA in vigore dal 2025: principali cambiamenti e implicazioni

Posted by Written by Giulia Interesse Reading Time: 8 minutes

L’Italia ha recentemente ratificato l’aggiornamento dell’Accordo contro le doppie imposizioni (DTA), che entrerà finalmente in vigore nel 2025. L’accordo, firmato nel 2019, ha l’obiettivo di ridurre la pressione fiscale, prevenire l’evasione fiscale e promuovere gli investimenti italiani in Cina. La nuova DTA è in linea con gli standard OCSE, riducendo le ritenute alla fonte su dividendi, interessi e royalties, segnando una nuova fase nelle relazioni economiche Italia-Cina.

Il 5 novembre 2024 la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva la ratifica dell’Accordo contro le doppie imposizioni (ACDI) del 2019 tra Italia e Cina (di seguito, le “nuove ACDI”).

Il nuovo ACDI, che entrerà in vigore nel 2025, ha l’obiettivo di eliminare le doppie imposizioni sul reddito, prevenire l’evasione fiscale e creare un contesto più favorevole per le imprese italiane che operano in Cina.

Il processo di ratifica, sostenuto dalla Camera di Commercio Italo-Cinese e dalle istituzioni governative italiane, riflette un forte impegno a rafforzare il commercio e gli investimenti bilaterali. Le disposizioni dell’ ACDI faciliteranno il rimpatrio degli utili e miglioreranno la pianificazione degli investimenti per le imprese italiane in Cina, segnando una pietra miliare nelle relazioni economiche Italia-Cina.

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Quali sono le implicazioni finanziarie della nuova ratifica dell’ACDI?

Il progetto di ratifica del nuovo ACDI si compone di quattro articoli, con l’articolo 3 che precisa le disposizioni finanziarie. A partire dal 2025, i costi di attuazione dell’accordo sono stimati in 10,86 milioni di euro (11,49 milioni di dollari) all’anno. Tali costi saranno coperti da una riduzione del fondo speciale di spesa corrente stanziato nel bilancio 2024 del Ministero dell’Economia, attingendo in parte dalla riserva per il Ministero degli Affari Esteri.

Nel corso del dibattito parlamentare, il Vice Ministro degli Esteri Edmondo Cirielli ha sottolineato l’importanza strategica del nuovo ACDI, sottolineando che l’accordo ridefinisce il quadro economico e finanziario dell’Italia con la Cina. Cirielli ha sottolineato che l’ACDI non solo rafforza i rapporti con il governo cinese, ma sostiene anche le imprese italiane, che devono affrontare una crescente concorrenza in quanto altri Paesi europei hanno già stipulato accordi contro le doppie imposizioni con la Cina. La ratifica, quindi, si inserisce in una più ampia serie di impegni diplomatici ed economici, che porteranno alla prossima visita del Presidente della Repubblica Italiana in Cina, che sottolinea l’impegno dell’Italia a promuovere le relazioni bilaterali e a sostenere le proprie imprese nel complesso panorama del mercato cinese.

Quali sono le principali novità del nuovo ACDI?

Il nuovo ACDI, siglata tra Italia e Cina, introduce diverse disposizioni modernizzate e allineate ai quadri fiscali internazionali. L’accordo, che sostituisce quello del 1986, adotta misure del progetto OCSE/G20 sull’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (BEPS) e dello strumento multilaterale dell’OCSE (MLI), volte a contrastare l’elusione fiscale e a migliorare la risoluzione delle controversie.

La clausola Principal Purpose Test (PPT), ispirata al BEPS, è uno degli aggiornamenti centrali del nuovo ACDI, che mira a prevenire l’abuso dei trattati. Questa clausola consente di negare i benefici fiscali se uno degli scopi principali di una transazione o di un accordo era quello di ottenere un vantaggio fiscale, una mossa per contrastare l’evasione fiscale attraverso il treaty-shopping.

Il nuovo ACDI adegua inoltre le aliquote dell’imposta preventiva su dividendi, interessi e royalties, rendendo più attraenti gli investimenti transfrontalieri tra Italia e Cina.

Dividendi

Ai sensi del nuovo ACDI, ai dividendi versati agli azionisti che detengono almeno il 25 per cento del capitale azionario di una società per un periodo minimo di un anno si applica un’aliquota ridotta dell’imposta alla fonte del 5 per cento.

Si tratta di una riduzione rispetto al precedente tasso del 10% dell’Accordo del 1986 e incoraggia le imprese italiane a ricevere dividendi dagli investimenti cinesi. Il periodo di detenzione di un anno include il giorno di pagamento, con esenzioni per cambi di proprietà dovuti a riorganizzazioni aziendali come fusioni o scissioni.

Interessi

L’articolo 11 del nuovo ACDI modifica la struttura della ritenuta d’acconto sugli interessi. Mentre l’aliquota generale della ritenuta d’acconto rimane al 10%, un’aliquota preferenziale dell’8% si applica ora ai pagamenti di interessi effettuati a istituti finanziari nell’altro stato, a condizione che gli interessi provengano da prestiti che:

  • Avere una scadenza minima di tre anni; e
  • Sono utilizzati per finanziare progetti di investimento, probabilmente comprese le infrastrutture nell’ambito della Belt and Road Initiative (BRI).

Inoltre, il nuovo ACDI amplia l’elenco delle entità esenti dall’imposta sugli interessi. Ad esempio, istituzioni italiane come Cassa Depositi e Prestiti ora si qualificano, insieme ad alcuni titoli di debito noti come Panda Bond, il cui reddito è diretto agli investitori cinesi che finanziano filiali italiane in Cina.

Royalties

L’accordo introduce una riduzione dell’aliquota fiscale effettiva sulle royalties associate all’uso di apparecchiature industriali, commerciali o scientifiche. L’Accordo del 1986 ha imposto un’imposta del 10 per cento sul 70 per cento dell’importo lordo delle royalties (un’aliquota effettiva del 7 per cento).

Il nuovo ACDI applica l’imposta solo sul 50 per cento dell’importo lordo, con un’aliquota effettiva del 5 per cento, che riduce i costi dei trasferimenti transfrontalieri di tecnologia e di proprietà intellettuale tra i due Paesi.

Plusvalenze

L’articolo 13 stabilisce che le plusvalenze derivanti dalla vendita di una partecipazione qualificata di almeno il 25% sono tassabili, a condizione che tale soglia sia stata raggiunta in qualsiasi momento nei 12 mesi precedenti la vendita. L’ ACDI aggiornato semplifica la tassazione delle plusvalenze per gli altri casi, specificando che le plusvalenze non esplicitamente disciplinate nel trattato dovrebbero essere tassate solo nel paese di residenza del venditore.

In questo modo si sostituisce la regola dell’imposizione parallela dell’Accordo del 1986 e si riduce l’onere fiscale per gli investitori transfrontalieri.

Tali disposizioni riflettono un forte impegno a modernizzare le norme fiscali, a fornire chiarezza e a ridurre i costi per gli investimenti transfrontalieri Italia-Cina. L’ ACDI aggiornato mira a promuovere un contesto fiscale più prevedibile, stimolando la cooperazione economica, in particolare in settori come la finanza, le infrastrutture e la tecnologia.

Nuovo ACDI Italia-Cina:
Disposizione ACDI 1986  Nuovo ACDI Impatto chiave
Principal Purpose Test (PPT) Non incluso Incluso Nega i benefici del trattato se le transazioni mirano principalmente a vantaggi fiscali, combattendo l’abuso del trattato.
Dividendi Ritenuta d’acconto del 10% Ritenuta alla fonte del 5% per gli azionisti che possiedono il ≥25% per ≥1 anno Incoraggia il reddito da dividendi transfrontalieri; esenzioni per riorganizzazioni aziendali (ad esempio, fusioni).
Interessi Ritenuta d’acconto del 10% aliquota generale del 10%; 8% per prestiti ≥3 anni che finanziano progetti di investimento Sostiene gli investimenti infrastrutturali (ad esempio, Belt and Road Initiative). Esenzioni estese per alcune entità e Panda Bond.
Royalties 10% sul 70% dell’importo lordo (7% effettivo) 10% sul 50% dell’importo lordo (5% effettivo) Riduce i costi per i trasferimenti di tecnologia e proprietà intellettuale, migliorando l’innovazione transfrontaliera.
Plusvalenze Tassazione concorrente Tassato nel paese del venditore, a meno che non si applichino disposizioni specifiche Semplifica la tassazione, riducendo l’onere per gli investitori nella maggior parte dei casi. Le relazioni Italia-Cina nel 2024: ricalibrazione strategica e partnership in evoluzione.

NEL 2024 le relazioni Italia-Cina hanno subito una ricalibrazione strategica. L’uscita formale dell’Italia dalla BRI cinese ha segnato un cambiamento politico significativo, ma che non ha fatto deragliare i legami economici. Il recesso dell’Italia, completato nel dicembre 2023, ha segnalato un riorientamento delle priorità che ha allineato l’impegno dell’Italia con la Cina più strettamente ai settori di alto valore e ai benefici economici reciproci, piuttosto che ai progetti infrastrutturali spesso associati alla BRI. Nonostante questo aggiustamento, l’Italia e la Cina sono riuscite a mantenere forti relazioni bilaterali. Visite di alto livello e nuovi accordi hanno sottolineato il partenariato duraturo, con l’Italia che ha sottolineato che la sua uscita dalla BRI non dovrebbe essere vista come un disimpegno, ma piuttosto un passo verso una relazione più equilibrata e diversificata.

L’anno appena trascorso è stato fondamentale per favorire il perseguimento dell’equilibrio commerciale da parte dell’Italia. Le esportazioni italiane verso la Cina sono aumentate, in particolare in settori come quello farmaceutico, della moda e dei prodotti automobilistici, riflettendo la continua domanda cinese di prodotti italiani di alta qualità. Al contrario, gli investimenti cinesi in Italia, sebbene più selettivi, sono rimasti impattanti, in particolare in settori strategici come la logistica. Ciò è evidenziato dall’acquisizione da parte di COSCO della società di logistica italiana Trasgo all’inizio del 2024, che segnala un continuo interesse cinese per il ruolo dell’Italia come hub logistico nel Mediterraneo.

La visita del Primo Ministro Giorgia Meloni a Pechino nel luglio 2024 ha sottolineato la strategia dell’Italia per migliorare la sua presenza commerciale e di investimento in Cina. Durante questa visita sono stati finalizzati sei nuovi accordi, che coprono settori critici come la mobilità elettrica e le energie rinnovabili. Questi accordi miravano ad affrontare lo squilibrio commerciale e a rafforzare la presenza italiana nei mercati di consumo in espansione della Cina. Al centro dei dibattiti anche l’innovazione digitale e la diplomazia culturale.

Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha visitato la Cina dal 7 al 12 novembre 2024, segnando un momento cruciale nelle relazioni bilaterali tra i due Paesi. Durante questa visita, che ha incluso incontri chiave con il presidente cinese Xi Jinping e il premier Li Qiang, entrambi i paesi hanno espresso un impegno condiviso a rafforzare i legami economici. Oltre al dialogo economico, la visita di Mattarella ha sottolineato gli scambi culturali e accademici. Le due nazioni hanno commemorato i loro legami storici, con riferimenti a Marco Polo e all’antica Via della Seta, a simboleggiare il loro duraturo legame tra Oriente e Occidente. In occasione della Conferenza sul Meccanismo di Cooperazione Culturale Cina-Italia sono stati firmati accordi culturali per rafforzare la collaborazione educativa, promuovere iniziative di traduzione ed esplorare l’innovazione digitale nel cinema e nell’intrattenimento dal vivo.

Nella stessa occasione, il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha firmato tre importanti accordi per favorire gli scambi educativi, lanciare un nuovo Programma Esecutivo di Cooperazione Culturale e commemorare il 700° anniversario della morte di Marco Polo. Questo allineamento tra le profonde radici culturali dell’Italia e il ricco patrimonio della Cina fornisce una piattaforma per entrambi i paesi per promuovere l’unità, il rispetto reciproco e l’apprendimento interculturale.

Dal punto di vista economico, l’Italia rimane uno dei principali partner commerciali europei della Cina, con un aumento del 50% degli scambi commerciali tra i due Paesi dal 2019. Le esportazioni italiane di moda, prodotti farmaceutici e beni di lusso hanno alimentato questa crescita, trainata dalla robusta classe media cinese. Ciononostante, i paesi devono affrontare un continuo squilibrio commerciale, con i beni cinesi, come l’elettronica e i macchinari, che dominano le importazioni italiane. La maggiore attenzione dell’Italia alle esportazioni, all’innovazione digitale e agli investimenti cinesi mirati sono passi verso il raggiungimento di un flusso commerciale più equo.

Guardando al futuro, le relazioni Italia-Cina nel 2024 riflettono un orientamento strategico che si allontana dai progetti infrastrutturali su larga scala tipici della BRI verso impegni diversificati e mirati che soddisfino le priorità economiche e culturali in evoluzione di entrambi i Paesi. L’impegno dell’Italia a mantenere un rapporto equilibrato con la Cina sottolinea l’importanza duratura della loro partnership, anche se l’Italia espande le sue relazioni economiche pure nella regione indo-pacifica.

Questa relazione ricalibrata funge da modello per l’impegno UE-Cina, basato sul rispetto reciproco, sulle competenze settoriali e su una diplomazia culturale lungimirante.

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