Investire nel futuro della Cina: la Nuova Economia della Via della Seta
SHANGHAI – Un rapporto pubblicato la scorsa settimana dalla Banca Mondiale, il quale afferma che l’economia cinese è cresciuta molto più rapidamente di quanto previsto in precedenza, ha causato una certa agitazione tra gli osservatori economici. Se per un certo verso il significato della relazione era leggermente esagerato dato l’uso del potere d’acquisto equivalente (Purchasing Power Parity – PPP) come indicatore primario, la notizia dovrebbe comunque placare i dubbi sull’economia cinese in declino. Ma cosa presenta il futuro dell’economia cinese? Questo articolo esamina alcune macro tendenze nell’ambito degli investimenti cinesi per individuare come gli investitori stranieri possono accedere efficacemente alle opportunità future.
Silk Road Economic Belt
Nel suo recente tour europeo, il presidente cinese Xi Jinping ha ribadito l’intenzione di creare una Silk Road Economic Belt, letteralmente “Cintura Economica della Via della Seta, collegando la Cina ai suoi confinanti più prossimi, la quale si tradurrebbe in accordi commerciali transfrontalieri, progetti infrastrutturali comuni, e altre forme di scambio economico e culturale di alto livello. Tuttavia, questo nuovo slogan della politica estera cinese ha poco in comune con la storica Via della Seta che collegava la Cina all’Asia centrale – la distribuzione geografica prevista in questa “nuova via della seta” si estende fino all’Europa centrale e orientale, come testimoniano le offerte infrastrutturali proposte o firmate tra Cina e Romania, Serbia e l’Ungheria, fino Germania, dove Xi ha avuto modo di rievocare tale termine in un recente discorso.
La flessibilità del concetto emerge tra l’altro da una “Via della Seta Marittima” ulteriormente proposta dal presidente Xi al 16° vertice ASEAN + Cina tenutosi in Brunei. Da allora, il termine è stato usato per enfatizzare una cooperazione economica più forte, progetti infrastrutturali comuni, e la cooperazione in materia di sicurezza marittima tra la Cina ei suoi vicini nella più vasta regione dell’Asia-Pacific.
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Gli analisti interpretano ciò come in risposta alle recenti tensioni politiche nel Mar Cinese Meridionale ed alle instabilità politiche nello stretto di Malacca, attraverso il quale si stima che transiti l’85 per cento delle importazioni verso la Cina e l’80 per cento delle importazioni di energia. Ci si augura che le due iniziative congiunte attraverso la Via della Seta assicureranno la capacità cinese di importare un volume necessario di materie prime ed energia per alimentare la sua continua crescita economica.
Questo rilancio degli accordi infrastrutturali e commerciali ha un significato diretto per gli investitori stranieri orientati verso la Cina e/o suoi vicini dell’Asia centrale e nel Sud-Est Asiatico. Al maturare di questi progetti e al diminuire degli ostacoli al commercio, la circolazione delle merci tra i mercati sarà più semplice e risulterà più agevole anche per le imprese straniere stesse stabilire una presenza transnazionale in Asia. Inoltre, dato che si apriranno nuovi mercati dell’energia lungo la nuova Via della Seta, per le imprese che operano in Cina i costi potranno addirittura diminuire.
Le città di seconda fascia
Su un totale di quasi 600 città in Cina, quattro sono definitivamente classificate come “tier -one” o di prima fascia: Pechino, Shanghai, Shenzhen e Guangzhou. Insieme sono la patria di circa il 9 per cento della popolazione nazionale cinese. Per quanto riguarda la classifica delle altre 596, dipende a chi viene rivolta la domanda. Il problema è che non esiste alcun indicatore chiaro per definire ciò che divide le città delle fasce successive (la seconda e la terza sono le più importanti).
Tier – two (seconda fascia) è comunemente definito un capoluogo di provincia ed una città ad amministrazione speciale (per un totale di 23 città); mentre il tier – three (terza fascia) è generalmente classificato un capoluogo di una prefettura o a livello di contea. Tuttavia, dato che questo metodo di classificazione non tiene conto della popolazione o di altri indicatori economici, alcune imprese con sede in Cina hanno adottato parametri più complessi o creativi: un metodo corrente utilizza il numero di Starbucks Café in una data città per definirne la fascia di appartenenza; un altro parametro definisce una città di seconda fascia se ha una popolazione di 3 milioni e un PIL pro-capite minimo di US$2000 (ciò vale per un totale di 60 città).
Nonostante le sue ambiguità, il sistema di classificazione, innescato dal settore privato, ha le sue applicazioni nel processo decisionale strategico, soprattutto per gli imprenditori edili. In qualsiasi modo si osservi la classificazione, le città di secondo e di terzo livello sono attualmente i motori principali della crescita economica in Cina. I dati dello US Commercial Service dimostrano che le città di secondo livello rappresentano il 54 per cento del totale delle importazioni dagli Stati Uniti. Più del 50 per cento dei cinesi più ricchi cinesi hanno detto di vivere fuori dai centri tradizionali di ricchezza, dove la forte crescita della classe media cinese è più probabile che si concretizzi.
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Tre sono le aree comunemente citate come le stelle nascenti dell’economia cinese: Sichuan e Chongqing nel sud-ovest; le provincie Anhui, Jiangxi e Hunan nel bacino dello Yangtze; e Hebei e Henan nel centro-nord. Dato che i progetti infrastrutturali in queste città continuano a tenere il passo della crescita economica nazionale – ad esempio, le città interne sono servite da un numero sempre crescente di linee aeree – ciò ridurrà notevolmente i costi di trasporto e logistica per gli investimenti locali.
Questi minori costi, insieme con la prossimità delle città interne ai mercati emergenti e ai relativi inferiori costi salariali, dovrebbero essere i principali fattori di attrazione per gli investitori esteri e nazionali a delocalizzare i loro impianti di produzione e punti vendita verso l’entroterra. Nel lungo periodo, intanto, il boom economico nelle città delle fasce inferiori probabilmente stimolerà eventuali aumenti salariali: gli analisti, infatti, notano che i salari base in queste città sono molto inferiori rispetto a quelli lungo la costa orientale (un salario mensile minimo a Chongqing è mediamente di RMB1.200, mentre a Shanghai è di RMB1.820).
La Cina occidentale
Le regioni occidentali della Cina, pur richiedendo una strategia di investimento più particolare rispetto alle megalopoli orientali, sono un terzo canale di opportunità future a disposizione delle imprese straniere. Da un lato le province, i municipi autonomi, e le regioni autonome all’interno della Cina occidentale – Chongqing, Gansu, Guizhou, Ningxia, Qinghai, Shaanxi, Sichuan, Tibet, Xinjiang e Yunnan – sono i destinatari degli attuali investimenti pubblici focalizzati in infrastrutture, industria, e istruzione; dall’altro, sono generalmente soggette a norme più severe rispetto alle loro controparti orientali, e alcune registrano dei conflitti a sfondo etnico in corso.
Settori già consolidati nella regione includono quello minerario, petrolchimico, della tutela ambientale, biomedico, farmaceutico, tecnologie verdi, trasformazione di prodotti agricoli e lavorazione di prodotti chimici. Nel febbraio del 2014 la Commissione per lo Sviluppo Nazionale e per la Riforma (National Development and Reform Commission) ha proposto una nuova iniziativa di sviluppo delle aree occidentali in nove settori principali, comprese le infrastrutture, l’urbanizzazione e la tutela dell’ambiente.
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La realizzazione di infrastrutture in queste province – tra cui ferrovie, autostrade, aeroporti e centri di energia – è di cruciale importanza per gli obiettivi cinesi a lungo termine di estrazione delle risorse e di integrazione logistica con le nazioni confinati lungo la nuova Via della Seta. Di conseguenza, tali progetti hanno ricevuto US$53,87 miliardi di investimenti pubblici nel 2013.
Una delle ragioni di questo investimento massiccio, come indicato dai media statali, è che se da un lato la Cina è sulla strada giusta per raggiungere i suoi obiettivo di PIL e di crescita del reddito disponibile nelle aree occidentali, in tali aree le infrastrutture sono rimasta gravemente indietro rispetto agli obiettivi del piano quinquennale attuale. Tuttavia, le regioni occidentali probabilmente hanno superato quelle orientali in termini di maggiori indici economici per il settimo anno consecutivo nel 2013. Le città di Chongqing, Chengdu, Xi’an e Nanning, relativamente ben sviluppate e libere dagli estremismi che attualmente spaventano gli investimenti nello Xinjiang, dovrebbero crescere particolarmente bene nei prossimi anni.
Case Study: La nuova area di Lanzhou
Un destinatario esemplare della generosità del governo cinese è la nuova area di Lanzhou nella Cina occidentale – costituita nel settembre 2012 e descritta come la prima zona di sviluppo a livello statale nel nord-ovest della Cina. Parte della campagna cinese di urbanizzazione di massa attualmente in corso, questa nuova area è una città pianificata a circa un’ora di auto da Lanzhou e prevede di ospitare un giorno circa 500.000 abitanti.
Come combinazione delle tre tendenze sopra descritte, i governo cinese si aufura che la nuova area diventi un importante centro economico e logistico localizzata proprio sulla storica Via della Seta. Ad esempio, tale zona di sviluppo è sede di un centro di ricerca high-tech, soprannominata ” la Valle della Sapienza”, il cui obiettivo di fatturato annuo nel 2030 è stato fissato a oltre US$ 45 miliardi. A supportare queste ambizioni sarà un collegamento ferroviario ad alta velocità che unirà Lanzhou a Urumqi, il cui completamento è previsto per la fine del 2014.
Grazie a questi sviluppi il terreno è pronto per l’ascesa della Cina occidentale. Gli investitori stranieri sono invitati a contattare Dezan Shira & Associates per maggiori informazioni sulla strategia di ingresso nel mercato, in materia di consulenza aziendale e di conformità normativa.
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