Aspetti di infedeltà patrimoniale in Cina: rischi e metodi di prevenzione

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HijackingPechino – Il CEO americano era disorientato e letteralmente preso dal panico. In una telefonata nella tarda notte dagli USA, cercava di capire dove i dati finanziari della sua società cinese fossero tenuti e, in particolare, perché non potesse più accedervi. La dirigenza locale cinese era divenuta ben poco collaborativa e non forniva più informazioni alla casa madre americana. Il CEO dagli Stati Uniti si interrogava su come poter riprendere il controllo della sussidiaria e sul perché non potesse licenziare immediatamente il management cinese.

L’infedeltà patrimoniale (o hijacking in inglese) in una società straniera da parte dei dipendenti e/o dirigenti cinesi in loco non è un fenomeno così isolato. Recenti fatti di cronaca hanno infatti incluso nel mirino anche società quotate quali la ChinaCast Education Corporation, come riportato nell’articolo del New York Times “Battle Over a Chinese Company Turns Physical. Tuttavia, la maggior parte degli incidenti non vengono neppure denunciati e dichiarati al pubblico.

Capire e conoscere i dettagli della gestione amministrativa di una società di diritto cinese (come la distribuzione dei diritti e doveri dei manager, i punti di maggiore vulnerabilità in seno alla società, e l’influenza che i dipendenti possono esercitare in base al diritto del lavoro locale) può essere decisivo ai fini di una diretta comprensione dei meccanismi insiti nell’infedeltà patrimoniale e delle rispettive misure di prevenzione.

I timbri societari

Non c’è una generale limitazione, pratica o legale, riguardo a chi possa fisicamente controllare o utilizzare questi timbri: detti sigilli possono infatti passare nelle mani di ogni genere di lavoratore dipendente o fornitore di servizi dell’impresa.

A complicare ulteriormente la situazione vi è il fatto che i timbri societari non siano facilmente invalidabili o sostituibili in caso di smarrimento. Tale cancellazione o sostituzione richiede un gran dispendio di tempo e un lungo processo burocratico che implica la presentazione di una richiesta specifica all’Ufficio di Pubblica Sicurezza (Public Security Bureau, PSB).

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Il Legale Rappresentante e il Chief Representative

L’autorità massima in un’impresa cinese, oltre ad essere nelle mani di chi detiene i timbri aziendali, coincide con la persona che è ufficialmente registrata presso la Administration of Industry and Commerce(AIC) in qualità di Legale Rappresentante di un’azienda o, per gli uffici di rappresentanza, come Chief Representative.

A differenza degli amministratori, il Legale Rappresentante detiene autorità e poteri decisionali quasi illimitati. Tuttavia, mentre in occidente una delibera del Consiglio di Amministrazione è solitamente sufficiente a terminare con effetto immediato l’operato di un amministratore delegato o legal rep., in Cina le stesse operazioni possono richiedere oltre due mesi. Nel frattempo, il soggetto registrato all’AIC come Legale Rappresentante continuerà ad operare con pienezza di poteri a nome della società, del Consiglio di Amministrazione e dei soci.

Naturalmente, un Legale Rappresentante che agisce senza l’autorizzazione del Consiglio di Amministrazione e dei soci e il cui incarico sia stato revocato potrebbe essere esposto a personale responsabilità per le di lui o di lei azioni, ma il suo operato continuerà a vincolare l’impresa.

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L’interruzione del rapporto di lavoro di un dipendente in Cina

Oltre al fatto che un’azienda cinese è, in termini pratici, controllata da chiunque detenga i timbri e da chi è registrato all’AIC come Legale Rappresentante (o Chief Representative per gli RO), c’è un altro fattore che potrebbe rendere complessa la riacquisizione del controllo di una società cinese in balia di uno o più dipendenti disonesti.

La Legge sul Lavoro cinese tutela molto il lavoratore, risulta quindi estremamente complesso licenziare un dipendente. Il datore deve fornire una giusta causa per dimettere un sottoposto o, diversamente, essere disposto a pagare una consistente indennità di fine rapporto (che può raggiungere un tetto massimo del doppio del salario mensile moltiplicato per gli anni della durata del rapporto di lavoro). All’azienda può persino essere richiesto il reinserimento del lavoratore. Laddove il dipendente intraprenda un procedimento arbitrale o azioni legali volte ad ottenere il rispetto dei propri diritti, le spese per un’efficace azione legale possono essere piuttosto ingenti, e non è neppure così infrequente che il datore di lavoro si veda costretto a risarcire tutte le spese legali al dipendente. In sintesi, la Legge sul Lavoro in Cina permette ai lavoratori un significativo potere in termini di negoziazione sulla loro indennità di fine rapporto. Per questo motivo, aziende previdenti sono soliti esitare nel prendere decisioni avventate in termini di risoluzione del rapporto di lavoro, o si armano di strumenti utili al controllo dei sottoposti quali l’employees handbook.

Altri fattori di vulnerabilità

Il facile accesso ai bilanci aziendali e alle risorse e documenti chiave della società, unitamente al loro controllo, rappresentano un diretto segnale della facilità con cui possono ingenerarsi situazioni di abuso circa il controllo e la sostenibilità delle operazioni societarie.

Un esempio forse meno immediato riguarda invece il sistema dell’Imposta sul Valore Aggiunto (Value-Added Tax, VAT) e i dettagli amministrativi su come questo funzioni. Il sistema VAT cinese, così come recentemente implementato, presenta diverse complessità; da qui la necessità di una oculata gestione dello stesso al fine di evitare notevoli oneri tributari.

Ogni transazione della società che implica l’acquisto e la vendita di beni comporta il pagamento di una VAT pari al 17%, senza possibilità di deduzione tra input e output VAT se non si ottiene lo status di cd. general VAT taxpayer.

Uno dei tanti anelli della catena che necessita di essere gestito con successo è l’utilizzo e la stampa delle fatture VAT. Queste devono essere stampate tramite un’apposita macchina su una speciale carta acquistabile all’Agenzia delle Entrate. Se le società, per qualunque ragione, non risultano dotate di stampanti o della carta delle fatture VAT, i partner commerciali potrebbero rifiutarsi di intraprendere o annullare ogni transazioni per evitare complicazioni fiscali.

“Don’t put all your eggs in one basket”

Il colorito proverbio “non mettere tutte le uova in un paniere” appare decisamente calzante a questo proposito.

Un metodo volto ad evitare aspetti di infedeltà patrimoniale in una società consiste nella maggiore distribuzione dei poteri e nella ripartizione di responsabilità. In questo modo risulterà più semplice prevenire gli abusi di soggetti e dei gruppi portatori di interessi contrari a quelli della società. Per i restanti fattori di rischio è inoltre opportuno mettere in campo altri meccanismi di responsabilizzazione come la regolarità della reportistica. La struttura di una società efficiente non dovrebbe concentrare tutti poteri in un General Manager (che sia anche il Legale Rappresentante), il quale ha requisiti minimi di trasparenza e le cui attività non sono supervisionate o monitorate in profondità.

Un esempio di efficienza a livello di corporate governance dovrebbe includere la nomina di individui diversi con interessi indipendenti alle posizioni di General Manager e di Legale Rappresentante. Dovrebbe crearsi un meccanismo di tracciabilità, documentazione e monitoraggio nell’utilizzo dei timbri societari. E questo dovrebbe naturalmente consentire una regolare e dettagliata reportistica da parte del management aziendale, che dovrebbe riportare con la dovuta regolarità la sua attività al consiglio, al supervisor, e alla casa madre.

Monitoraggio  

In buona sostanza strutturare un management societario efficiente e sotto controllo significa dunque implementare la vigilanza attraverso la ripartizione dei poteri, il rafforzamento dei sistemi di monitoraggio, di trasparenza e, in ultimo, di responsabilizzazione del personale.

 


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